Se ti dico “pensa al Marocco”, quale immagine ti viene in mente? Senz’altro magnifiche dune di sabbia dorata con qualche dromedario in fila indiana. Sì, questo c’è, ed è spettacolare, ma un viaggio in Marocco offre una varietà di paesaggi inaspettata.
Noi l’abbiamo scoperta con Abdou, che ci ha accompagnati non solo con professionalità, disponibilità e competenza, ma anche regalandoci tutta la sua simpatia.
Marrakech
Cominciamo dalla “Città Rossa”. Dopo le visite immancabili alle tombe Saadiane e al palazzo Bahia, caratterizzati dalla elegante e ricercata architettura araba che ritroviamo all’Alhambra di Granada, ci inoltriamo nell’immenso souq e nella piazza Jemaa el-Fna, tra bancarelle e negozi di vestiti, spezie, artigianato, cibo, frutta, datteri e qualsiasi altra cosa ti venga in mente.
È il primo giorno di ramadan, quindi si respira un’atmosfera particolare, una sorta di tensione sonnolenta, con i negozi aperti ma con poca convinzione. E poi, dopo il tramonto, l’esplosione della vita, con i venditori che, dopo aver mangiato zuppa harira (buonissima!) e datteri, hanno riacquistato la loro vivacità e sono tornati alla carica con il loro marketing aggressivo.
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On the road
Partiti da Marrakech, ci inerpichiamo sulle montagne dell’Alto Atlante attraverso il passo Tizi N’Tichka (2260 m), affascinati dai paesaggi sconfinati e inutilmente equipaggiati per un ipotetico clima di alta montagna che non c’è.
Ci dirigiamo verso Ouarzazate e visitiamo Ait-Ben-Haddou, uno ksar (villaggio fortificato) che da solo vale il viaggio, non per niente è stato dichiarato Patrimonio Unesco. L’avrai sicuramente visto nel film Il gladiatore con Russell Crowe.
Ci spostiamo poi lungo la “strada delle mille kasbah”, attraverso la valle delle Rose e la valle del Dades, poi le gole e la valle del Todra, circondati da scenari sempre diversi e magnifici.
Facciamo una sosta fugace a Erfoud per comprare dei datteri enormi al mercato dedicato.
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Deserto di Merzouga
Arrivati ai margini del deserto, percorriamo in dromedario (scomodo ma suggestivo) il tratto che ci separa dal meraviglioso campo tendato dove passeremo la notte.
Ammiriamo il tramonto seduti sulle dune, balliamo intorno al fuoco mentre i cammellieri, trasformati ora in percussionisti, suonano e cantano, mangiamo una deliziosa tajine di agnello, rimaniamo incantati a osservare il cielo stellato e andiamo a dormire, perché la mattina dopo ci attende l’alba sulle dune.
Photo by Valentina Caccavale
Fez
Facendo una sosta ad Azrou per socializzare con le decine di scimmie che popolano la foresta di cedri e passando da Ifran, soprannominata “la Svizzera del Marocco” (in effetti è in montagna, i tetti sono spioventi e tutto è estremamente pulito e ordinato), arriviamo a Fez.
Passeggiamo per la enorme medina, impossibile da girare da soli senza perdersi, dato che è un intrico di stradine strettissime piene di merci esposte e di gente, ogni tanto qualche asino, unico mezzo di locomozione presente.
Entriamo anche in un laboratorio dove lavorano al telaio le fibre ricavate dall’agave per produrre sciarpe di seta favolose.
Naturalmente visitiamo le concerie, dove vengono lavorate e tinte le pelli.
Photo by Valentina Caccavale
Chefchaouen
L’ultima tappa del nostro viaggio in Marocco è “la città blu”, che si rivela ancora più suggestiva di quanto non sembri dalle immagini viste su Instagram. Ce la giriamo tutta, fotografando ogni porta, ogni angolo e ogni gatto, sopraffatti dalle mille tonalità di azzurro.