Siamo viaggiatori, abbiamo una lista di destinazioni da vedere e, i più “sfortunati”, persino una lista di destinazioni da rivedere. C’è chi le tiene in ordine di realizzabilità, partendo dalle più easy per arrivare a quelle tanto esotiche che, in fondo in fondo, si percepisce il dubbio di poterle raggiungere. E siccome il tempo passa e le opportunità mutano, a volte si inseriscono persino combinazioni di più destinazioni, forse per rispondere alla regola dell’efficienza (più piccioni con una fava) o forse per lanciare un guanto di sfida al proprio destino.
Parlavo con Giuseppe, viaggiatore e consulente di viaggio, ed è spuntato un Sudafrica in combinazione con le Seychelles. Ho pensato mi prendesse in giro, invece era un’idea tanto reale da essere stata un viaggio vero. «Il segreto della combinazione è la possibilità di gestire le Seychelles come fossero uno stop-over nella tratta Sudafrica-Italia» mi racconta, «con conseguente vantaggio del prezzo della tariffa aerea». Aggiunge che, ovviamente, non ha visitato tutto il Sudafrica e tutte le Seychelles, ma scoprirò che la sua è stata scelta strategica più che rinuncia.
In Sudafrica cercava soprattutto la magia del safari nel Kruger. Il parco è gigantesco e girarlo da soli dà poche garanzie di successo nell’avvistamento della fauna; inoltre, molti operatori propongono safari all’interno di riserve private al limitare del Kruger più che nel parco vero e proprio. Grazie all’imprenditorialità italiana all’estero, Giuseppe ha trovato la soluzione ideale: struttura di appoggio fuori dal Kruger e tour all’interno del parco, con una guida per spostarsi nelle zone di più facile avvistamento degli animali in funzione del periodo.
La strategia vera, però, sta nel noleggiare l’auto da Johannesburg in modo da aggiungere alcune tappe. Giuseppe consiglia di percorrere la Panorama Route che lo è di fatto e non solo di nome, in un susseguirsi di cascate e di colpi d’occhio sulla spaccatura verdeggiante del Blyde River Canyon. In questo modo si può aggiungere una sosta al camp dove sono ospitati alcuni ghepardi semiselvaggi: allevati sin da cuccioli, sono abituati all’uomo, così capita di camminare per il bush sotto la loro scorta. Come intermezzo tra le giornate di safari, si può optare per una visita al Moholoholo Wildlife Rehab Centre che consente di vedere da vicino (e spesso accarezzare) gli animali selvatici che sono stati trovati feriti e curati dal centro, dove adesso vivono. Non molto distante, una famiglia del posto ospita l’ippopotamo Jessica, rimasta orfana da piccola; i turisti possono darle da mangiare e lei si fa anche accarezzare!
Alle Seychelles, invece, Giuseppe è convinto che restare a Mahè, l’isola principale, consenta di ridurre i disagi degli spostamenti e di contenere i costi, senza rinunciare a conoscere lo spirito delle isole. «Il posto è tranquillo» e, se te lo dice uno che ci ha portato la bimba di 5 anni, è difficile dubitarne. Si noleggia l’auto (sfruttando la pratica della guida a sinistra fatta in Sudafrica) e si va in cerca delle spiagge. A proposito di spiagge, però, un salto sull’isola di La Digue potrebbe essere necessario: Anse Source d’Argent, da anni votata come la spiaggia più bella al mondo dai lettori del «National Geographic», combina acqua cristallina e rocce così belle da sembrare finte, opera di un artista che le ha posate lì per rendere la spiaggia unica. In pratica l’ultima tappa incredibile, prima del duro ritorno alla realtà.