Arrivo a Ponte Pietra dove Nicoletta, una cara amica di Verona, mi sta aspettando. “Ti farò scoprire una parte di Verona poco conosciuta che merita di essere vista”, queste sono state le sue parole al telefono. Mentre attraversiamo il ponte, mi parla del progetto Verona Minor Hierusalem e dell’itinerario Rinascere dall’acqua, Verona al di là del fiume. Nel Medioevo non era facile recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme, per alcuni era un viaggio impossibile. Diventarono quindi di grande importanza i centri dove l’urbanistica, le simbologie, le rappresentazioni sacre, le Chiese, le reliquie ricordavano i luoghi della cristianità in Terra Santa. Un “pellegrinaggio del desiderio” che poteva richiamare e simboleggiare quello effettivo. Una Gerusalemme traslata. Verona è uno di questi centri.
Rinascere dall’acqua, Verona al di là del fiume è un cammino che porta alla riscoperta di luoghi di culto visitati nel passato dai pellegrini: cinque chiese principali e due complementari, poco conosciute ma di importanza culturale, artistica e spirituale. Il percorso è anche l’occasione per scoprire la Verona che, oltrepassato Ponte Pietra, si adagia sulla collina, separata dal centro storico dal fiume Adige. La chiesetta di San Pietro Martire ospita l’info point dove i volontari, che si impegnano a tenere aperte le chiese per le visite dal giovedì alla domenica, forniscono il materiale informativo, mappe e, con una piccola offerta, la credenziale, il documento di viaggio che accompagna il pellegrino nel suo itinerario.
Ci incamminiamo in direzione del Teatro Romano per raggiungere la Chiesa dei Santi Siro e Libera. Per arrivarci saliamo i gradini del teatro: la chiesa fu eretta agli inizi del X secolo proprio sopra una parte delle arcate del teatro. Nella Chronica sancti Syri, un antico documento risalente all’VIII secolo, si narra che San Siro celebrò in questo luogo la prima eucarestia di Verona nel 50 d.C. Lo stemma al centro della scalinata che dà accesso alla chiesa raffigura l’ingresso a Gerusalemme di Cristo a cavallo di una mula.
Per raggiungere la seconda chiesa ci inoltriamo nel quartiere storico di Veronetta. Piccoli cortili, viuzze strette, angoli molti suggestivi della città ci accompagnano fino alla Chiesa di Santa Maria in Organo. Probabilmente fu il più antico monastero veronese, una comunità benedettina vi si insediò a partire dall’età longobarda fra il VI e l’VIII secolo. Di particolare interesse artistico sono il coro ligneo e la sacrestia, con gli splendidi intarsi in legno di Fra’ Giovanni da Verona. Vasari definì la sacrestia «la più bella che fosse in tutta l’Italia». L’opera più popolare è la muleta, anch’essa in legno, che riporta una nuova raffigurazione di Cristo che entra a Gerusalemme sul dorso di una mula.
Saliamo poi verso la collina percorrendo via Ponte Pignolo per arrivare alla Chiesa di San Giovanni in Valle. Lungo il tragitto ammiriamo sotto di noi scorci meravigliosi della città. San Giovanni in Valle fu costruita su di un’antica necropoli romana e cristiana; sorge vicino all’antico Vallo Teodoriciano, area d’insediamento longobardo, e la tradizione la vorrebbe cattedrale ariana. La cripta contiene due meravigliosi sarcofagi del III e IV secolo, il primo in marmo greco raffigurante la coppia di sposi a cui era destinato e il secondo, paleocristiano, che raffigura storie di Cristo e dell’Antico Testamento e conserva dal 1395 le reliquie dei S.S. Simone e Giuda Taddeo.
Da San Giovanni in Valle procediamo per la salita Fontana del Ferro e, proseguendo oltre, arriviamo in via Nazareth, dove sorge la Chiesa di Santa Maria di Nazareth. D’impronta romanica, deve la sua fondazione alla devozione dei pellegrini di ritorno dalla Palestina, da cui il suo chiaro1 riferimento alla Terra Santa che la rende complemento dell’itinerario principale.
Dal complesso di Santa Maria di Nazareth scendiamo per tornare alla Chiesa di San Giovanni in Valle e da qui prendiamo la salita che porta alla suggestiva gradonata di via Scala Santa. All’interno del complesso dell’istituto Don Calabria, è situata la seconda chiesa complementare all’itinerario, Santa Maria in Betlemme. Di origine carolingia, conserva la fondamentale impronta romanica e, a fianco dell’ingresso, ospita un’interessante mappa muraria della Terra Santa. Dalla terrazza si può ammirare una vista panoramica unica di Verona.
Riscendiamo alla Chiesa di San Giovanni in Valle, ritroviamo il Teatro Romano e arriviamo alla Chiesa di Santo Stefano, che è una delle più antiche testimonianze della presenza di una comunità cristiana a Verona, in quanto luogo di sepoltura dei primi vescovi veronesi e di devozione delle reliquie dei primi martiri cristiani di Verona. Di particolare interesse la statua policroma di San Pietro, gli affreschi trecenteschi, la cripta con le quattro colonne centrali in granito scuro di origine egizia e il gioiello barocco della Cappella degli Innocenti.
Uscendo proseguiamo per la rialzata via Sant’Alessio per arrivare all’ultima tappa, la Chiesa di San Giorgio in Braida. Il complesso è stato eretto nell’XI secolo come monastero benedettino; nel 1400 è stato affidato alla comunità dei canonici veneziani di San Giorgio in Alga. Trova la sua massima esaltazione nella cupola progettata da Sanmicheli e nel dipinto di Paolo Veronese Il martirio di San Giorgio sull’altare maggiore.
Concludiamo l’itinerario ritornando a Ponte Pietra costeggiando il fiume. Ringrazio Nicoletta per aver condiviso questo cammino che mi ha regalato una chiave di lettura diversa della mia città: l’umanità da millenni attraversa questo antico ponte romano che congiunge non solo le due sponde di Verona, ma si eleva a simbolo di unione fra tutti i popoli.