L’Aquila, “la città delle 99 chiese”, finalmente sta rinascendo dalle macerie e ricomincia a vivere.
Dopo il terremoto del 2009, il capoluogo abruzzese è stato oggetto del cosiddetto “turismo nero”, dato che i “turisti dell’orrore” scelgono come meta dei loro viaggi luoghi segnati da grandi tragedie, fatti di cronaca nera o, come in questo caso, cataclismi naturali.
Adesso, però, i “turisti macabri” dovranno cercare altrove, perché la città sta riacquistando il suo fascino e la sua vitalità. Certo, qualche palazzo semicrollato si vede ancora, e quei muri piastrellati con un lavandino sospeso nel vuoto o un quadro appeso a una parete dove non c’è più un pavimento continuano a trasmettere una grande tristezza, come anche i mazzi di fiori dove un tempo sorgeva la casa dello studente.
Ma la gran parte del centro è stata rimessa a nuovo. Perlopiù, gli edifici sono stati abbattuti e ricostruiti identici, migliorati, e l’esteso centro sta diventando un gioiellino. Gli aquilani stessi dicono di non averlo mai visto così bello, con i muri dipinti di fresco di colori pastello non ancora intaccati dal grigiore dello smog.
Ovunque ti giri, quello che ti si presenta alla vista è una viuzza ordinata, caratteristica. I negozi, totalmente rinnovati, stanno riaprendo, rendendo le vie centrali il luogo di incontro, come prima del terremoto. E qua e là cominciano a comparire vasi di gerani alle finestre, che, per una regola non scritta, stanno a segnalare il ritorno a casa, alla casa vera, di qualche sfollato.
Ci sono ancora impalcature, che però quest’estate verranno in larga parte rimosse, le strade hanno ancora i solchi dei tubi e vanno asfaltate, e lo skyline è ancora caratterizzato da gru di tutte le dimensioni, ma a ben vedere il più è fatto.
Le chiese e le basiliche, almeno le principali, sono state restaurate.
La piazza del Duomo ha solo qualche impalcatura residua, ma è di nuovo una piazza vera, dove passeggiare, guardare le vetrine e fare il mercato.
La basilica di Collemaggio, dove si trova una porta santa, sembrerebbe non essere mai stata intaccata dal terremoto. All’esterno, perché invece all’interno il soffitto non è stato ripristinato: rimangono le parti laterali che non sono crollate, per il resto è stata applicata una copertura trasparente. Per non dimenticare.
L’interno di San Bernardino lascia a bocca aperta, con le pareti di un bianco accecante e il tripudio d’oro del soffitto.
Insomma, L’Aquila è tornata a essere una città da visitare, con la sua storia, le sue montagne, la sua gente.
Se volete dedicarle un week-end, contattateci: potremo farvela scoprire attraverso gli occhi di un aquilano.