Lanzarote, un’isola remota, la più orientale delle Canarie. Qui è possibile contemplare una natura selvaggia e primordiale che, anche nei luoghi plasmati dall’uomo, rimane assolutamente inconfondibile, ed è facile sentirsi rapiti dall’incredibile varietà di paesaggi. Meno di mille chilometri quadrati di terra arida e brulla di uno splendore ammaliante, dichiarati nel 1993 Riserva della biosfera dall’UNESCO grazie agli sforzi dell’amministrazione locale di favorire uno sviluppo sostenibile, capace di preservare l’ambiente naturale e la sua unicità. 

Una varietà di paesaggi

Grandi e piccoli crateri segnano il territorio di Lanzarote. A un tratto un cratere immenso, sprofondato per metà nell’oceano, con onde immani che battono contro spiagge di sabbia nera e scogli dalle forme bizzarre. E più in là altri più piccoli crateri, di un delicato color ocra, che con le loro forme coniche s’innalzano sopra distese di lava grigia cosparse di cespugli. E poi colline di nera ghiaia vulcanica, ornate da muretti a semicerchio, dietro ciascuno dei quali sbuca una pianticella di vite.

I villaggi di Lanzarote fatti di casette a cubo, con le pareti bianche e le finestre dipinte di verde.
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I villaggi sono fatti di casette a cubo, con le pareti bianche e le finestre dipinte di verde; le spiagge di sabbia finissima dai colori più diversi, perlacea, dorata, fino al nero più scuro, alcune con i cavalloni che spadroneggiano, altre con onde più tranquille adatte anche ai più piccini.

Lanzarote, terra vulcanica

Per la nascita di un simile paesaggio è stata determinante, nel corso dei secoli, l’attività dei vulcani. Sparsi per tutta l’isola, circa 300 crateri, oggi fortunatamente spenti, ci ricordano che questa è terra di grandi eruzioni: l’ultima risale al 1824, ma furono quelle del secolo precedente a sconvolgere la fisionomia del territorio. Fra il 1730 e il 1740 i vulcani chiamati oggi Montañas del Fuego eruttarono immani colate di lava che sommersero campi e villaggi. Una volta solidificate diedero origine a distese di terreno impervio e incoltivabile: una terra fatta solo di pietre, in alcuni punti ancora calde.

A Lanzarote è possibile contemplare una natura selvaggia e primordiale che, anche nei luoghi plasmati dall’uomo, rimane assolutamente inconfondibile.
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Proprio l’abbondante e fertile cenere vulcanica creata da quelle eruzioni permise poi la coltivazione della vite e delle patate che salvò l’isola dal declino. E oggi lo spettacolo dei crateri è richiamo per i viaggiatori, attirati anche dalla dolcezza di un clima capace di mantenersi al tempo stesso soleggiato e mite per l’intero anno. Al punto che non pochi, molti dei quali italiani, decidono di stabilirsi qui definitivamente.

Il giardino di Manrique

Tra quanti hanno scelto di trasferirsi a Lanzarote, il caso più noto e significativo è quello di César Manrique, anche se per lui in effetti si è trattato di un ritorno. Originario di questi lidi, aveva mietuto un successo dopo l’altro negli Stati Uniti, ma aveva capito che la sua “verità”, la sua vocazione, nasceva e si nascondeva nella sua terra natale. Una volta lasciata New York, Manrique si dedicò per il resto della sua vita a creare opere d’arte che riuscissero a inserirsi in modo armonioso nella natura di Lanzarote.

Una realizzazione di Manrique, artista originario di Lanzarote e divenuto famoso negli USA. Rientrato in patria dedicò il resto della sua vita a creare opere che riuscissero a inserirsi in modo armonioso nella natura dell'isola.
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Consigliata una sosta al Mirador del Rìo, luminoso belvedere che da 750 metri di altezza si affaccia sul braccio di mare fra Lanzarote e la vicina Isla Graciosa. Ma anche al Jardin de Cactus, antica cava per la raccolta della cenere vulcanica, trasformata dall’artista in un anfiteatro con stagni, ponti e cascate, nella quale sono stati piantati circa 10.000 esemplari di specie diverse di cactus. Entrambi simbolo di quella “verdad” che solo chi è stato a Lanzarote può capire.