Ci si prepara, si armeggia con i bagagli e si parte. Poi, consumati i giorni programmati per l’assenza, si fa un percorso inverso (suppergiù!) e si torna all’ovile. Questo il viaggio in sostanza, un po’ in forma di diagramma di flusso. Poco importa la ragione della partenza, quel che conta è cambiare aria, scenario, contesto, magari anche lingua, cultura e divisa monetaria.

Forse.

Sono in 7 e hanno la pelle olivastra, tratti orientaleggianti e un idioma gutturale nel quale mi perdo: non distinguo alcuna parola, a volte credo di fraintendere persino il tono della conversazione e sono certa servano doti particolari per poter emettere alcuni di quei suoni. Loro sono inuit della Groenlandia orientale e sono capitati a Chiuduno, in provincia di Bergamo, per l’annuale festival dei popoli indigeni, “Lo spirito del pianeta”. Li ho conosciuti nella loro terra di origine, dove le persone sono rade e si concentrano solo in villaggi, ché la città vera è solo una, la capitale, e richiede loro di passare dall’Islanda per poterci arrivare; dove non esistono strade che escono dai villaggi, e le macchine, che si contano sulle dita di due mani, sembrano pedine del gioco dell’oca.

Alcuni inuit della Groenlandia orientale sono capitati a Chiuduno, in provincia di Bergamo, per l’annuale festival dei popoli indigeni, “Lo spirito del pianeta“..

Voglio rispolverare il valore antico dell’accoglienza e penso che organizzare una gita fuori porta possa essere un modo semplice per ricambiare la gentilezza con cui mi hanno aiutata a farmi strada nella loro terra.

Che cosa vorranno vedere? Quali cibi vorranno assaggiare? Sopravvivranno ai 25 °C di questo inizio giugno o mi si scioglieranno tra le mani come piccoli iceberg migrati troppo a sud? Si divertiranno gironzolando in auto per strade, superstrade e magari autostrade affollate o saranno storditi dal milione di persone che popola la sola provincia di Bergamo? Che cosa si aspettano di trovare qui?

Ho pensato di portarli a Iseo, di cambiare persino provincia (Brescia) per sentirmi un po’ in viaggio pure io. Ho raccolto tutti i dettagli per visitare le torbiere del Sebino perché capissero che la mia terra non è fatta solo di strade, case e persone. Sarebbe stata la prima volta anche per me. Poi magari un pranzo in un piccolo ristorante perché assaggino la cucina tradizionale e un giretto in barca fino a Monte Isola per provare l’esperienza della navigazione in Italia: il giro panoramico a confronto con le escursioni ai fronti glaciali e all’avvistamento di iceberg e balene della Groenlandia.

Ho raccolto tutti i dettagli per visitare le torbiere del Sebino perché capissero che la mia terra non è fatta solo di strade, case e persone..

Mi sembrava un’ottima idea fare in modo che gli iceberg groenlandesi si immergessero con me nelle tiepide acque italiche.

La mia diligente organizzazione si è schiantata contro l’anima tanto soavemente serena quanto graniticamente vaga dei 7 groenlandesi. Questioni impreviste legate alla loro partecipazione al festival dei popoli indigeni hanno imposto una serie di aggiustamenti a catena del programma che hanno reso me insoddisfatta, senza mutamenti di umore sul versante inuit. Ci ha accomunati solo la lamentela per il caldo, per il resto loro sono stati entusiasti dei binocoli del mercatino dell’usato e desiderosi della combinazione “italianissima e molto lacustre” caffè americano e hamburger.

Ci ha accomunati solo la lamentela per il caldo; loro erano desiderosi della combinazione “italianissima e molto lacustre” caffè americano e hamburger.

Sono stata disorientata a casa mia, come mai mi era capitato in viaggio: i ragazzini che ti guardano strano perché parli in inglese; l’idea che le fontane siano una creazione assurda quando uno dei groenlandesi ti dice ridendo che «quell’acqua lì è strana»; l’entusiasmo per due lettere che tu pronunci distrattamente, nella voce dell’amico inuit che fa il verso agli italiani rispondendo «sì sì» a qualunque domanda. Gli inuit visti in Italia non sono gli inuit che ho conosciuto in Groenlandia. L’Italia che sperimento con loro non è quella che abito ogni giorno. Viaggiare e non partire” direbbe Andrea Bocconi, psicologo, scrittore (di viaggio) e schermidore, che di questa massima ha fatto il titolo di un libro (tra parentesi, consigliatissimo). Forse il viaggio è tutta questione di prospettiva.

Forse.