«300 milioni di dei e un popolo solo»: questo il sottotitolo della guida turistica che mi sono portata in India. E la prima cosa che Gaurav, la guida (in carne e ossa) indiana, mi ha detto è stata: «Hanno tradotto male: la parola che hanno tradotto con “milioni” significa anche “tipi”, e infatti la frase significa “300 tipi di divinità e un popolo solo”».
Questo per dire che l’unico modo per conoscere davvero un paese è andarci. E allora, visto che io sono andata in India, vi svelo qualche curiosità che non troverete in nessuna guida.
Terrore in risciò
Un’attività proposta in tutti i viaggi in India è un giro in risciò nel Chandni Chowk, il mercato di Old Delhi. Se lo fate il primo giorno, accumulerete una quantità di adrenalina che vi manterrà sovreccitati per i successivi sei mesi. Il vostro “pilota” pedalerà in mezzo a corriere e camion (e con “in mezzo” intendo proprio nella stretta fessura tra una corriera e un camion), punterà i pedoni con sguardo assassino e schiverà auto e motorini mantenendo un imperturbabile aplomb. Quando scenderete (vivi), state pur certi che gli darete una mancia da capogiro.
È un’esperienza assolutamente da non perdere. Se non amate l’avventura, posticipatela all’ultimo giorno: a quel punto sarete assuefatti al traffico indiano e vi sembrerà normalissimo zigzagare tra veicoli contromano e accelerare per lanciarsi in un incrocio nell’ora di punta.
Paese che vai, lingua (o lingue?) che trovi
Tutti i segnali stradali in India sono scritti in quattro lingue: hindi, urdu, punjabi e inglese. Nonostante ce ne sia una comprensibile, sconsiglio a chiunque di andare in India e noleggiare un’auto senza autista. Per guidare è necessario un sangue freddo fuori dal comune e bisogna saper applicare alla perfezione una regola per noi un po’ bizzarra: accelerare suonando. Non ci credete? Sui paraurti dei camion c’è scritto horn please (“suona per favore”).
Dice un adagio indiano che per guidare in India servono tre cose: good brakes, good horn and good luck (“buoni freni, un buon clacson e tanta fortuna”). Da tenere presente.
Se vi interessano altre curiosità sull’India, potete leggere “Curiosità sull’India: dress code e fotografia”.