I viaggiatori in quarantena si riconoscono dalla contraddittorietà dei messaggi: torneremo a viaggiare ma intanto restiamo a casa, però un viaggetto immaginario dalla poltrona che male può mai fare? Parlare di viaggio di questi tempi è un campo minato, se ripensi agli ultimi viaggi ti prende la nostalgia e se pensi a dove potresti andare domani scateni la frustrazione o, magari, ti accusano di istigazione a delinquere perché #iorestoacasa non è un gioco, al contrario questione di massima importanza.
Ma non c’è rimedio.
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Non sappiamo né quando né come né dove potremo andare, eppure continuiamo a guardare i documentari alla tv, a partecipare ai contest fotografici che impazzano su Instagram e ascoltiamo il telegiornale con la speranza malcelata che dicano che è tutto finito, è stato tutto un brutto scherzo, da domani si può riprendere a girare la serratura nella porta di casa e via. Alla negazione subentra il buon senso, quindi si pensa che la cara Italia sarà il primo scenario probabile della ripresa degli spostamenti, nonché quello da favorire patriotticamente parlando.
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C’è una confessione però che noi viaggiatori in quarantena non abbiamo ancora fatto. Alcuni si intrattengono spulciando le webcam online delle grandi città, altri consumano i filmati dei droni su YouTube, nascondendosi come se guardassero immagini poco decorose. C’è un desiderio viscerale e pungente che sorge in noi di fronte alle immagini degli spazi svuotati dall’umanità da giorni. Galleggiare nella Blue Lagoon come l’ultimo uomo sulla Terra, rincorrere tutti i piccioni di piazza San Marco a Venezia, fare la ruota in piazza Duomo a Milano, passeggiare intorno alla Mecca senza fedeli e fotografare l’Arc de Triomphe piazzandosi a cavallo dei due sensi di marcia degli Champs-Élysées, senza rischiare né la vita né il photobombing di qualche altro passante: quelli sì che sarebbero veri Campi Elisi.
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Altro che viaggi in poltrona ed esplorazione di casa, vecchi racconti di viaggio e nuovi desideri di partenza. Quello è il vero sogno impossibile di ogni viaggiatore moderno, vedere un luogo famosissimo come se lo scoprisse per la prima volta, da solo senza essere l’ultimo rimasto, niente programmi esclusivi né vincoli da rispettare. E, magari, senza nemmeno sentire il bisogno di raccontarlo a qualcuno, solo un tesoro da custodire.