Parti da sola per il viaggio di un mese in auto con l’Islanda come destinazione, poi parti per la Groenlandia sempre da sola perché la dimensione solitaria sei convinta sia quella ideale per riuscire a immergerti in un luogo. Tutta la tua attenzione concentrata sul mutare dei paesaggi, sui volti delle persone che incontri e sulle tue reazioni a ciò che ti circonda. Poco importa se, vedendoti sola, molti si sentano in dovere di rivolgerti un saluto o qualche parola e la solitudine sia più un fattore numerico che sostanziale. Quello che conta è il dover fare affidamento solo sulle tue risorse e il poter fare i conti solo con le tue esigenze. L’esperienza del viaggio in gruppo, anche se contenuto, ti ha insegnato che venti individui sono sufficienti per rappresentare egregiamente tutte le sfumature dell’umanità, imponendo di concentrarsi più sulle capacità di adattamento sociale che sull’esplorazione.
Poi un giorno partite tu e un compagno di viaggio e ti chiedi che cosa aspettarti: insofferenza? Il primo viaggio che vorrai dimenticare? Scoperte inaspettate?
Già la scelta della destinazione è diversa, perché non è che dove andrete sia indifferente, ma quello che è essenziale è il piacere del viaggio, l’andare curioso e armonioso. La meta può essere un compromesso, ma non ci sono possibilità di aggiustamenti sulla soddisfazione del viaggio.
Allora ti metti per strada per quella meta lì, attraente perché condivisa, sentendo che il mondo è fuori e non ha alcuna intenzione di invaderti con colori, profumi e suoni. Preferisce fare da scenografia al tuo viaggio che, poi, è il vostro viaggio. Vedi la luna illuminare il piccolo resort in legno alle porte del parco naturale e riflettersi nella piscina a forma di otto, mentre l’acqua della vasca idromassaggio gorgoglia nel buio. Senti le cicale e un brivido ti corre lungo la schiena all’aria fresca della montagna. Ma quello che ti resta impresso è soprattutto la leggerezza che hanno portato le risate e il piacere che si prova nel vedere la gioia nel sorriso di chi ti sta di fronte.
La sera non hai nessuna voglia di mettere nero su bianco gli appunti della giornata per paura di dimenticare quello che hai fatto e quello che hai visto, perché i dettagli sono già tutti scolpiti nei ricordi. Ripetere a voce alta i nomi dei paesi te li ha fatti imparare a memoria come succedeva con le poesie quando andavi a scuola. Per la stessa ragione conosci il numero della strada statale e le distanze in chilometri tra i centri abitati. Sai che proseguendo idealmente nella direzione della statale finireste per tuffarvi nell’Atlantico, primo “mare” sul vostro cammino.
Le fotografie si contano sulle dita di una mano e sono più ritratti che paesaggi, a confermare il fatto che il mondo è spettatore quando si viaggia in due, esattamente come accade con gli estranei che parlano con te solo in circostanze precise, quasi fossero comparse: la hostess che ti indica camera e ristorante alla reception dell’hotel, il cameriere che ti chiede l’ordinazione e si informa se il servizio sia di tuo gradimento. La cameriera in pizzeria si scusa persino per le continue interruzioni e tu la guardi stupita.
Ciò di cui però proprio non riesci a capacitarti è che al ritorno chi ti chiede dove sei stata, che cosa hai visto e con chi sei andata ti risulta ficcanaso. Ti sei affezionata al mondo spettatore e non hai voglia di vederlo tornare protagonista. Tu sei stata in viaggio con il tuo compagno di viaggio e il viaggio è vostro. Avete raccolto aneddoti di cui siete gli unici a conoscere il pieno significato e che vi divertite a ripercorrere nell’attesa di poterne raccogliere di nuovi. È per questo che state cercando un’altra meta compromettente.