Bruges è il più tipico e valido esempio di “piccola culla della civiltà moderna” che è il Belgio. Facilmente raggiungibile in treno da Bruxelles, è meta ideale per la fuga di una giornata o come tappa per un itinerario più ampio nelle terre fiamminghe.
Il Belgio, culla della civiltà moderna
Il Belgio è un crocevia di culture e di popoli. La matrice fiamminga, vicinissima alla sensibilità tedesca e protestante, si è amalgamata, suo malgrado, con l’anima francese, cattolica e più mediterranea. L’innesto di due radici tanto differenti ha originato una cultura e un modo di pensare unici.
In più, il Paese ha una doppia connotazione, quella rurale, contadina, legata alla terra, e quella rude di tradizione marinara. Di tutto questo sono espressione le arti e la letteratura ma anche aspetti del quotidiano più prosaici come la tavola, che spazia dai piatti di pesce a quelli con carne e verdure cucinate in mille modi diversi e tutti gustosi.
Il cioccolato, poi, trasformato in praline e in altre mille delizie golosissime è un altro primato tutto belga. Ma qui si beve anche bene, a cominciare dalla birra, di cui il Paese è grande produttore, soprattutto di qualità pregiate, esportate in tutto il mondo. Famosissime sono le birre Trappiste, prodotte dai monaci con metodi secolari. Nemmeno è un caso che in Belgio vi siano alcuni tra gli chef più quotati d’Europa.
Bruges o Brugge
La più fiamminga di tutte le città fiamminghe del Belgio, Bruges è il fulcro della storia, della cultura e dell’arte di queste piatte e nordiche contrade. Bruges attira a sé i giovani europei e americani in cerca di cibo spirituale oltre che di raffinatezze gastronomiche, e tutto questo mentre intorno aleggiano le magiche atmosfere di una città che ha scrupolosamente conservato, uscendo indenne senza danni dagli orrori delle due guerre mondiali, il suo volto e la sua anima medievali.
Tagliata da più di cento canali che la attraversano come una lieve ragnatela argentata, Bruges può essere visitata in modo molto romantico: imbarcandosi su uno dei battelli a disposizione dei tanti visitatori. La cittadina sembra dipinta da artisti fiamminghi. È perfetta nella sua topografia segnata da case olandesi che si specchiano in un canale e di stile spagnolo nel successivo, dal Barocco che domina la piazza principale, il Romanico e il Gotico che si sovrappongono in vie e piazze minori, dalle fortezze che si circondano di parchi, e dalle luci dei lampioni che illuminano tutte le sere in questo luogo… surreale.
Tutto il centro storico sembra un museo a cielo aperto. Ogni abitante è il suo conservatore amorevole. Quella che nel Quattrocento è stata la capitale delle Fiandre è oggi, per atmosfere e architetture, una delle più affascinati città d’arte d’Europa.
Dalla morte alla rinascita
Quattro secoli fa è stata “Bruges la Morta”, così come la descrisse a fine Ottocento, regalandole persino il titolo di un suo romanzo, lo scrittore Georges Rodenbach. Ecco la storia.
Nel XV secolo Bruges era, per importanza e grandezza, seconda solo a Parigi. Emergeva dalle fredde nebbie del Medioevo come la più attiva piazza commerciale del Mare del Nord, trattava come suoi pari Londra, Venezia, Colonia. Banchieri genovesi e fiorentini, mercanti spagnoli, tessitori di lana inglesi e tintori scozzesi la eleggevano a loro dimora, così come i potenti duchi di Borgogna. Per Bruges erano gli anni dello splendore, commerciale e artistico. Poi Bruges cadde in un grande sonno dal XV al XX secolo per volontà della natura. Lo Zwin, il canale che collegava il porto al mare, si insabbiò inesorabilmente, decretando la fine commerciale della città e la nascita di altre stelle (Anversa e Amsterdam).
Alla fine, anche se con molto ritardo, Bruges ha però reagito, cercando di ritrovare l’antica vocazione commerciale. Agli inizi di questo secolo un canale di 11 km ha collegato di nuovo il centro della città con il mare. Qui è stato costruito l’imponente molo di Zeebrugge.
I dintorni di Bruges
Proprio il nuovo canale offre lo spunto per brevi escursioni in bicicletta. Ben pochi sanno che i dintorni di Bruges sembrano appena usciti da un quadro. Ci troviamo in aperta campagna, fra campi di grano, grandi fattorie, mulini a vento, mucche pezzate e possenti stalloni. Canneti e alti filari di pioppi accompagnano le andature da crociera incorniciando in una tavolozza di colori il cielo nordico. E piccoli villaggi fatti di casette bianche, con le chiese gotiche in pietra, le finestrelle come vetrine d’antiquario, le taverne con le antiche insegne in ferro battuto.
Capitale del beghinaggio
Tornando nella capitale fiamminga, d’obbligo una visita alle casette tutte uguali del beghinaggio. È il quartiere in cui le donne sole stabilirono la loro comune dimora per vivere aiutandosi. Nata nel 1100, questa istituzione divenne fondamentale per l’economia della città. Qui le ospiti producevano i merletti finissimi e tessuti pregiati, attività che è durata fino all’inizio del Novecento. Con il denaro guadagnato, accoglievano altre donne sole e senza mezzi. In quest’area verde custodita da mura si accentua l’atmosfera pacata che si respira in tutta la città. Oggi il quartiere ospita una congregazione di Suore di Carità che continuano a proteggere i deboli.