Io l’ho imparato a mie spese, in una chiacchierata di venti minuti con Sofia. Lei ha 19 anni e vive a Torino. Frequenta il primo anno di università presso l’Istituto Europeo di Design e ha le idee chiare su ciò che vuole. La scorsa estate, per esempio, ha deciso di partire per Malta prima e per Cambridge poco dopo. Voleva perfezionare il suo inglese, ma nel pieno di luglio voleva anche un po’ di mare, allora ha pensato all’isola a sud della Sicilia; poi c’è stata la prospettiva dell’inizio dell’università ed è spuntata l’idea di certificare la conoscenza della lingua straniera, così ha puntato all’ambiente più ufficiale di Cambridge per prepararsi per lo IELTS.
Mentre mi racconta le sue esperienze, è evidente che si è divertita, che si è portata a casa ottimi ricordi: “A Malta soggiornavo in un resort ed ero l’unica italiana. In verità c’era qualche ragazzino più piccolo, ma io preferivo stare con quelli della mia età. Qualche lezione in aula la mattina, ma la maggior parte del tempo erano attività extrascolastiche e si visitavano l’isola e i dintorni. La Valletta, l’isola di Comino. A Cambridge, invece, stavo in una student house. Anche in questo caso ero l’unica italiana e i ragazzi erano un po’ più grandi di me, tra i 21 e 25 anni. Molti erano studenti universitari. Mi hanno trattata un po’ come la sorella minore e mi hanno aiutata nelle attività quotidiane, come andare a fare la spesa oppure prendere le biciclette con cui si gira per la città. In questo caso lo studio è stato più impegnativo. Avevo 6 ore di lezione e ci sono stati un test d’ingresso e un test di uscita con un colloquio, mentre a Malta ho fatto solo un test a crocette con cui hanno stabilito in quale classe dovessi stare.”
Alla fine è chiaro che Malta e Cambridge sono state due esperienze complementari per Sofia: con la prima ha preso confidenza con la lingua attraverso il confronto con coetanei di altre nazionalità, mentre si divertivano sotto il sole estivo; Cambridge, invece, l’ha aiutata a mettere i puntini sulle i del suo inglese, grazie a docenti tutti madrelingua e maggiore attenzione anche alla sua pronuncia.
L’aspetto veramente entusiasmante, comunque, è il fatto che Sofia parli poco delle lezioni e ricordi soprattutto il piacere di passare il tempo con giovani provenienti da varie parti d’Europa (Lettonia, Olanda, Germania) e di imparare l’inglese come effetto collaterale: “quando l’unico modo per capirsi è parlare inglese, alla fine ti ritrovi a parlarlo 24 ore su 24 e impari a gestire la vita di tutti giorni, a partire da come comprare i biglietti dell’autobus”.
Si sente spesso parlare di vacanze studio. E si pensa a un gruppo di giovani di età variegate che partono per qualche paese anglofono, destinazione una famiglia o un college. La verità, però, è che bisognerebbe smettere di parlare di vacanze studio e iniziare a pensare ai viaggi studio, che rappresentano un mondo vasto di lingue straniere da imparare e di soluzioni di soggiorno tra cui scegliere. In questo modo la possibilità di rientrare a casa snocciolando una lingua straniera come se la si avesse sempre avuta nel sangue aumenta esponenzialmente e, grazie alle amicizie che nascono all’estero, si ha una scusa per mantenersi allenati anche una volta rientrati a casa. Come Sofia, che ha un’amica tedesca di Monaco conosciuta a Cambridge con la quale si è mantenuta in contatto. In inglese, ovviamente.