Nanoturismo, hai letto giusto. È una parola tanto nuova che se la cerchi su Google non compaiono risultati in italiano e, se provi con “nanoturismo Italia”, finisci nel mondo del naturismo in Italia…

Che cosè il nanoturismo?

Il termine è stato coniato nel 2014 da un gruppo di lavoro capitanato da due architetti sloveni. Ne è nato un sito che si propone come una piattaforma di confronto, ricerca e sviluppo di consapevolezza sull’argomento. Il nanoturismo, dicono da Lubiana, è partecipativo, legato al territorio, responsabile, innovativo ed educativo. Non è solo turismo lento, né necessariamente turismo di prossimità; nasce da un approccio critico al cosiddetto turismo di massa ma non vuole porsi come antagonista, quanto favorire il fiorire di nuove esperienze.

Nanoturismo può essere sia la Settimana del baratto, della quale esistono sia la versione internazionale sia una tutta italiana, esposizioni artistiche temporanee, iniziative di promozione di riti locali o modalità di conoscenza del territorio che coinvolgano le storie della popolazione del posto.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

 

Metterlo a fuoco è tutt’altro che scontato, infatti uno degli obiettivi del progetto è proprio quello di raccogliere le esperienze che ne sviluppano lo spirito, contribuendo alla sua piena rappresentazione. Nanoturismo può essere sia la Settimana del baratto, della quale esistono una versione internazionale e una tutta italiana, esposizioni artistiche temporanee, iniziative di promozione di riti locali o modalità di conoscenza del territorio che coinvolgano le storie della popolazione del posto.

Fare pratica di nanoturismo

Italia, gennaio 2021, poco è cambiato in relazione alle possibilità di spostamento rispetto al 2020. Parlare di mete di viaggio che non sappiamo se, come e quando potremo raggiungere, sta mettendo alla prova la pazienza di molti e rischia di alimentare la frustrazione. Allora perché non provare a cambiare sguardo, e pensarsi nanoturisti di casa propria?

L'obiettivo primario è quello di diventare nanoturisti attivi, di mettere a fuoco o sviluppare le proprie proposte per il proprio territorio, di prendere parte a progetti che il proprio territorio lo raccontino e lo facciano vivere.

Photo by Annie Spratt on Unsplash

 

La filosofia non vuole essere quella di guardare il proprio orticello con occhi nuovi, di lasciarsi stupire da tutto quanto la quotidianità rischia di nasconderci sotto il naso (o per lo meno non solo! Visto che comunque male non fa!). L’obiettivo primario è quello di diventare nanoturisti attivi, di mettere a fuoco o sviluppare le proprie proposte per il proprio territorio, di prendere parte a progetti che il territorio lo raccontino e lo facciano vivere. Perché, dicevamo all’inizio, il nanoturismo è anche innovazione, educazione e condivisione. Quindi perché non riscoprire tradizioni, inventarne di nuove e condividerle?

Tra l’altro sembra un modo molto sano per intrattenersi in periodo di restrizioni che, in quanto limiti, sono l’innesco per la carbonella dell’immaginazione. Un esempio? L’albero di Natale all’uncinetto “nato” a Trivento, in provincia di Campobasso, e riproposto quest’anno dal Knit Café di Castellanza, provincia di Varese, con il patrocinio comunale: giovani e non più giovani, femmine e maschi, riuniti intorno a un progetto che decora la piazza della città e si candida a nuova tradizione locale.

E chissà che cosa cercheremo, poi, da nanoturisti esperti, quando potremo sperimentarci a livello internazionale.