Le nostre consulenti dei Viaggi al femminile hanno lanciato, durante il lockdown da emergenza COVID-19, una sfida di scrittura di viaggio alle viaggiatrici italiane: da 350 a 600 parole per raccontare le avventure vissute a casa o quelle dell’ultimo viaggio. “In palio” la pubblicazione dei tre testi più emozionanti nel blog di Racconti di Viaggio.
Di seguito il testo di Jessica Landoni, che si è aggiudicato il terzo posto; al termine il link al testo di Giulia Suman e Marinella Vacchina (primo/secondo posto a pari merito).
Clara era una donna di mezza età ma di bell’aspetto, con un lavoro stressante come manager presso un’azienda multinazionale e un marito presente. Tuttavia, all’età di 45 anni, Clara era a un bivio: in lei coesistevano un criceto, che non può fare altro che correre sulla ruota della vita, e una tigre assopita, triste, senza più la grinta di un tempo. Questa divisione interna le procurava un senso di apatia, e lei sapeva di dover scegliere prima o poi se continuare a vivere come aveva vissuto gli ultimi anni, oppure se fermarsi e cercare di riprendere in mano il suo tempo e il suo essere.
Il 2020 era iniziato come un anno qualunque, ma un evento terribile quanto imprevedibile lo rese difficilmente dimenticabile: la pandemia Covid-19. In seguito al diffondersi del virus, Clara si era vista costretta a fermarsi: l’azienda aveva chiuso temporaneamente, consentendole di lavorare da casa.
Il lavoro tuttavia era molto diminuito, e lei, chiusa in casa e impossibilitata a svolgere tutte le consuete faccende, si trovava spesso a riflettere e a vagare con la fantasia, immobile fisicamente, attonita per il caos circostante, ma con una mente viva e velocissima, come non lo era più da tempo.
Clara aveva ricominciato anche a sognare e, il mattino seguente, ricordava sempre tutto nei minimi particolari: erano sogni fantastici, avventurosi e tutti, stranamente, ambientati in un paese lontano e magico: l’India.
Nel primo sogno, Clara era stata accolta da un simpatico personaggio, Ajit, il quale, dopo averle disegnato sulla fronte un tilak giallo, simbolo di accoglienza e onore, l’aveva trasportata con il suo risciò volante a visitare la maestosa Jama Masjid, la più grande moschea dell’India, e in seguito il tempio sikh Bangla Sahib: qui, scalza e con il capo coperto da una bellissima stola di seta turchese, si era immersa nella folla variopinta di abitanti di ogni religione, etnia ed estrazione sociale, che insieme condividevano un pasto preparato gratuitamente nelle cucine del tempio per chiunque ne volesse beneficiare. Clara si era sentita parte di un tutto molto più grande di lei, si sentiva grata, e la sensazione meravigliosa permase anche al suo risveglio.
La notte seguente, l’amico Ajit tornò a prenderla puntuale e, questa volta, Clara rimase a bocca aperta per la maestosità del mausoleo che costituiva una delle 7 meraviglie del mondo: il Taj Mahal. Non credeva ai suoi occhi, l’imponente edificio di marmo bianchissimo e finemente lavorato si stagliava all’orizzonte e sembrava fluttuare nell’etere, fondendosi con le nuvole bianche e ballerine. Qui Clara sperimentò una profonda sensazione di amore incondizionato, un amore che nemmeno la morte seppe esaurire.
L’ultima notte del suo viaggio, si trovò infine a camminare tra le brulicanti viuzze della città più sacra per gli induisti, Varanasi. La folla la sospinse sulle rive del Gange, dove ebbe luogo la cerimonia Ganga Aarti in adorazione del fiume sacro. Sui tradizionali gradoni, “ghat”, di questa città si svolgevano scene di vita quotidiana indimenticabili: dalla cremazione dei defunti, pellegrini che si recano qui a esalare l’ultimo respiro, sperando di raggiungere il “moksha” (la liberazione dell’anima), alle donne che nei loro coloratissimi sari pregano il fiume della vita; abitanti che effettuano le quotidiane abluzioni nelle acque sacre, fino a giovani che semplicemente si recano al fiume per il bucato. Qui Clara sperimentò una profonda sensazione di pace, sentiva che tutto era collegato con l’Universo e che l’affanno che aveva provato finora era andato dissolvendosi.
Quello fu l’ultimo sogno che fece… ma si ripromise che, non appena l’emergenza sanitaria fosse rientrata, il primo biglietto aereo acquistato avrebbe avuto un’unica destinazione: la magica e indimenticabile India.
QUI trovi il testo di Giulia Suman e QUI quello di Marinella Vacchina.