Partire in cerca di un altro mondo, di un mondo che si immagina come l’esatto opposto di quello a cui siamo abituati, sembra essere la ragione essenziale di ogni partenza per il Giappone. Questa è stata la spinta per Verusca e Lucia, consulenti di Racconti di Viaggio, ma se hai un conoscente che c’è già stato siamo certi confermerà. Numerosi i giovani, anche con carriere diversissime alle spalle come la liuteria e le lingue orientali, affascinati da questo mondo “strano”, tanto diverso da sembrare fantastico. Ma che cos’è che rende il Giappone così speciale?
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Autenticità e unicità
Quando arrivi in Giappone, sai con assoluta certezza di essere lì, impari che non esiste un altro luogo che gli somigli. Sono gli scenari che ti circondano a rendere inconfondibile il luogo. Non è possibile fare confronti, non capita di sentir dire «Ah ma questo posto mi ricorda…».
Una geografia fatta di isole, una lingua difficilmente accessibile e una cultura fortemente legata al passato hanno contribuito a conservare le tradizioni nella loro forma originaria. Dormire in un ryokan, l’abitazione tradizionale giapponese, indossando ciabattine in legno e chimono e consumando i pasti seduti per terra, è un’esperienza che sa di un passato lontano. Come i rituali dei tornei di sumo e il culto degli antenati celebrato dagli altari domestici, i butsudan.
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Ordine e calma
Non ci sono cestini per strada e i giapponesi sono abituati e portare la propria immondizia a casa. I turisti imparano in fretta a portare con sé un sacchettino in cui custodire i propri avanzi, per poi smaltirli in hotel. In metropolitana non c’è ressa e tutti se ne stanno allineati senza superare le strisce colorate per terra, nessun tentativo di saltare anche solo un posto.
Non è solo una netta contrapposizione di apparenze, qui la forma mostra un diverso modo di vivere il quotidiano. Non si rincorre il mito dell’affermazione personale, ma si celebra il valore di ciascuno nella struttura sociale, quale che ne sia la funzione o il ruolo. La calma come una forma di contemplazione dell’ordine esistente.
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Cortesia
Il loro galateo ha regole diverse dalle nostre. Esternare le proprie emozioni viene vissuto come un’invadenza, quasi si obbligasse chi sta di fronte a farsene carico. Per questo l’ordine e la calma del popolo giapponese, per quanto indiscutibilmente funzionali, sembrano freddi e distaccati, quasi indifferenti.
Eppure i giapponesi sono cortesi in un modo che è difficile osservare in Occidente: se chiedi indicazioni sul binario del treno, una signora che non parla una parola di inglese potrebbe darsi un gran daffare per rintracciarti un capotreno in modo che tu possa avere la tua risposta, anche se lei dovrà attendere il treno successivo perché il suo lo ha perso nel tentativo di aiutarti.
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Contraddizioni
La possenza dei lottatori di sumo e la leggerezza della poesia degli haiku, la dedizione per il lavoro dei sarariman (i salariati) e i passanti vestiti come i personaggi dei fumetti e dei cartoni per le vie del quartiere Akihabara di Tokyo. L’essenzialità del ryokan e l’eccesso del woshuretto, il water/bidè più accessoriato del mondo.
L’anonimato delle metropoli e l’intimità degli onsen, i bagni pubblici accessibili direttamente dalla strada in cui uomini e donne, che si spogliano divisi da una tenda, si immergono almeno una volta a settimana più per un rito di purificazione che per un trattamento di bellezza.
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Mettersi alla prova
L’efficienza dei mezzi di trasporto è invidiabile, un’esperienza irripetibile. Ma si rischia di non godersela a pieno se non si riesce a stare a galla nel mare degli ideogrammi, tra i cui flutti non spunta quasi mai un segnale in inglese. Non è immediato né scontato riuscire a districarsi nella mappa della metropolitana di Tokyo o in quella degli autobus di Kyoto.
Ogni richiesta di informazioni è più che altro una singola mano della lunga partita al gioco dei mimi che potrebbe sembrare il tuo viaggio in Giappone. Non mancano però i coraggiosi e i pazienti che scelgono la strada del viaggio individuale nel paese del Sol Levante, per poter mettere alla prova la propria stoffa di viaggiatore.
Perché il Giappone non è scontato nemmeno per i viaggiatori più esperti.