Mi piacerebbe tornare a Udine, ma sceglierei una stagione più mite dell’estate. Perderei di nuovo Aria di festa, il festival annuale del prosciutto di San Daniele del Friuli, raggiungibile in meno di mezz’ora di auto, ma non sentirei il desiderio di tuffarmi in ogni tratto delle rogge cittadine. Perché Udine è piccola e tranquilla, e camminare torna a essere naturale come bere un sorso d’acqua, ma la frescura si sente solo dopo una notte di pioggia a cui segua il vento mattutino.
Se il vento pulisce il cielo dall’afa estiva, salire a piedi al castello è un obbligo. Magari non tutti i musei cittadini sono aperti e lo scopri solo una volta che sei alla biglietteria, ma dal piazzale del castello riesci a farti un’idea della geografia circostante e puoi goderti un caffè ai tavolini della Casa della Contadinanza, in compagnia di piantine di basilico e di viandanti che disegnano sui propri taccuini di viaggio.
Camminare per il centro di Udine è come giocare a unire i puntini che sono le piazze: per quante deviazioni tu possa improvvisare, non riuscirai mai a evitarle. Piazza San Giacomo e piazza XX Settembre offrono quattro lati di locali con tavolini all’aperto, mentre la rotondissima piazza I Maggio è uno spazio vuoto di edifici sproporzionato rispetto all’intera città, ma ospita un chiringuito a cui bere spritz bianco a poco più di 1 euro (il che, per chi arriva dalla Lombardia, ha del miracoloso). Piazza della Libertà è una collezione d’arte a cielo aperto che comprende una fontana, diverse statue, il Porticato di San Giovanni, la Torre dell’orologio e la Loggia del Lionello. Come piazza I Maggio è l’inferno dei fotografi: non esiste angolazione che consenta di coglierne un’immagine d’insieme. Piazza Girolamo Venerio e piazza del Duomo appaiono stranamente deserte, ma può essere solo un escamotage per far spiccare meglio le chiese che vi si affacciano.
Tra una piazza e l’altra ci sono viali, vie, porticati di ogni dimensione e stile: via Canciani e via Cavour per i modaioli, via Vittorio Veneto per chi è in emergenza contanti e vuole scegliere la banca da cui prelevarli, via Gemona la patria delle feste di laurea e via Paolo Sarpi per l’atmosfera misteriosa. Osterie e trattorie sparse qua e là come il prezzemolo, da scegliere in base all’ispirazione, tenendo presente che l’osteria friulana tradizionale non ha la cucina ma mesce vino a più non posso e lo accompagna con salumi e formaggi.
Sono sufficienti un paio di giorni per entrare in confidenza con Udine e iniziare a chiamarla in dialetto, Udin. Ma il livello di intimità cresce ancora una volta raggiunto il centro commerciale Città Fiera, in località Martignacco. Il più grande centro commerciale del Friuli-Venezia Giulia nasconde nel piano interrato un’istituzione scientifica. Fondato da Margherita Hack, il Centro Colibrì nasce con l’intento di studiare i colibrì in cattività per garantirne la sopravvivenza e oggi ospita una decina di esemplari della specie, oltre a quattro pappagalli, tre coppie di ibis, una coppia di bradipi e una di tucani. E da allora Udine sarà sempre e solo Udinì.