A metà maggio Trieste è tranquilla e rilassante: i grandi viali e i piccoli vicoli si lasciano passeggiare senza fretta e senza folla a qualunque ora del giorno, domenica o feriale che sia. Attraversarla senza meta è il modo migliore per entrare in confidenza con la città, lasciarsi confondere dall’architettura che profuma di Austria e sembra azzeccarci poco con i cartelli in italiano, mentre i passanti parlano spesso una lingua che non sai riconoscere e che immagini sia sempre la stessa, lo sloveno. Solo la geografia ti fa dire con certezza che sei ancora in Italia.
Impossibile non imbattersi in piazza Unità d’Italia e trattenersi dall’inoltrarsi nell’Adriatico per i 246 metri del molo Audace. Se il cielo è limpido devi ripetere l’esperienza almeno un paio di volte al giorno, perché cambiando la luce cambia anche l’atmosfera: dopo il tramonto, l’illuminazione della piazza ne mostra un volto nuovo, più intimo. Il fenomeno si ripete anche sul Canal Grande, a pochi minuti a piedi in direzione della stazione ferroviaria, dove con l’alta marea le piccole imbarcazioni attraccate restano prigioniere tra i ponti.
In attesa che la luce cambi, cammini e mangi. Seguendo le rive, il grande viale lungomare che cambia nome tra un incrocio e l’altro, verso est arrivi al molo Fratelli Bandiera e al faro della Lanterna. Al primo piano del faro si trova un piccolo bar, così ti dice il signor Gianfranco, dove puoi chiedere le chiavi per accedere alla Lanterna e goderti il panorama di Triste a 360°. Tornando verso piazza Unità d’Italia decidi di abbandonare il lungomare e di cercare ristoro in uno dei locali della movida triestina che si concentra su via Torino, piazza Hortis e via di Cavana.
Per assaggiare i piatti della cucina tradizionale è il caso però di spostarsi sul versante opposto di piazza Unità d’Italia. Il borgo Teresiano, il reticolo di viali che circonda il Canal Grande, offre una grande varietà di caffè e pasticcerie. Scegliendo Eppinger, in via Alighieri, hai una serie di vantaggi: l’assaggio dei dolci prima dell’inevitabile acquisto, l’omaggio alla storia dell’arte pasticcera triestina, la possibilità di berti un espresso Illy (nato proprio a Trieste) e quella di un saluto alla statua di Saba che si trova a qualche metro dall’ingresso della pasticceria. Il rischio è solo quello di un secondo giro di caffè in via delle Torri, dove l’Illy Caffè ti richiama con una spirale di tazzine da collezione penzolanti dal soffitto. E una volta arrivata sino a qui, non ti resta che attraversare l’incrocio ed entrare al Vecio Buffet Marascutti per un piatto di jota fumante, gnocchi con gulash, patate in tecia e strudel di noci, tesoro della cucina locale che la proprietaria, la signora Daniela, ti dice essere quasi introvabile per la complessità della preparazione.
Per smaltire il carico della tua golosità non ti resta che rimetterti in marcia. A due passi da Marascutti si trova la sinagoga, visitabile solo a orari fissi e con guida: capiti al momento giusto e passi un’ora ad ascoltare la storia della comunità ebraica triestina, nomi e regole di questo credo che sa di riservatezza e mistero. Poi ti inerpichi sulla scalinata dei Giganti fino al castello di San Giusto. All’Alinari Image Museum, ospitato nel castello, le postazioni interattive ti consentono di mettere a confronto la Trieste storica con quella moderna. Dai bastioni godi di una vista di Trieste “dalle spalle”, ripercorri i luoghi ormai noti e fai la lista delle località fuori portata delle tue gambe ma non dei tuoi desideri: risiera di San Sabba, faro della Vittoria, castello di Miramare, foiba di Basovizza…