Daniela si è affidata alla mia organizzazione per un weekend a Napoli con la figlia. Al rientro, le ho chiesto se le andasse di scrivermi una recensione e lei ha fatto molto di più: ha scritto un piacevole racconto che è anche una piccola guida per farsi un’idea della città. Grazie Daniela!
Napoli è un vero museo a cielo aperto e due giorni sono appena sufficienti per farsi una vaga idea della sua bellezza sanguigna, intimamente ottimista e a tratti malinconica. Da Verona, insieme a mia figlia, in 3 ore di treno sono arrivata nella città partenopea che, per chi non lo sapesse, si dice debba la sua fondazione alla sirena Partenope: addolorata dal tenace rifiuto di Ulisse al suo canto suadente, si gettò in mare e il suo corpo venne ritrovato dove oggi sorge Castel dell’Ovo.
Che cosa vedere
Le cose da vedere a Napoli sono tante. Visto il periodo di feste natalizie (in pieno weekend della Befana), abbiamo preferito camminare a piedi tra i quartieri spagnoli, via Chiaia, il bellissimo lungomare e fare alcune tappe gastronomiche (nell’ordine pizza, sfogliatella e cuoppo di fritto misto). Abbiamo visitato anche un museo.
Imperdibile la visita di Napoli Sotterranea, l’antico acquedotto. È un’esperienza che ci ha fatto scoprire quanto sia essenziale per la città quel “mondo di sotto” che l’ha dissetata per secoli, le ha fornito materiale da costruzione, l’ha protetta dai bombardamenti degli Alleati fino a diventare, ahimè, discarica per molti anni. Oggi, grazie all’impressionante lavoro dei volontari della Laes, l’antico acquedotto napoletano è rinato e vuole raccontare, attraverso cunicoli, “stanze” e graffiti, una storia che non è solo la storia della città, ma è un patrimonio per tutti coloro che decidono di avventurarsi nelle viscere della terra.
In piazza del Plebiscito, dove svettano la Basilica Reale San Francesco di Paola e il Palazzo Reale, abbiamo deciso di seguire un percorso museale all’interno del seicentesco Palazzo Reale, una delle quattro magnifiche residenze dei Borboni di Napoli durante il regno delle due Sicilie. Abbiamo potuto ammirare l’imponente Scalone d’Onore (progettato da Picchiatti e arricchito dal Genovese), l’Ambulacro, il Teatrino, la Sala delle Guardie del Corpo, quella delle Nature Morte, il Salone d’Ercole, l’Appartamento della Regina e la Cappella Reale dell’Assunta.
Abbiamo visitato anche i vicini quartieri spagnoli, così chiamati perché alloggiavano le milizie spagnole di presidio in città contro eventuali sommosse popolari. La nomea di quartiere malfamato risale al XVI secolo, vista la condotta dei soldati alla ricerca di svago notturno tra donne e alcol. Oggi, dopo un lungo periodo di riqualificazione e alcuni progetti ancora da attuare, i quartieri spagnoli, un’area enorme compresa tra piazza del Plebiscito e via Montecalvario, costituiscono una delle anime di Napoli assolutamente da scoprire. In un dedalo di vicoli a tratti soffocante, abbiamo curiosato tra i panni stesi ad asciugare, i colori sgargianti delle case, il vociare della gente, i piccoli negozi di artigianato e le porte aperte dei cosiddetti “bassi” (le piccole abitazioni a livello strada). Se pensate che le signore che tirano su la spesa con le ceste legate a una corda siano una “cartolina” di un tempo che fu, vi sbagliate di grosso: qui funziona ancora esattamente così! Non mancano trattorie tipiche e tantissime chiese.
Dove mangiare
Si incontrano decine di locali deliziosi dove cenare o prendere semplicemente un aperitivo.
Se volete mangiare una piazza strepitosa andate alla Pizzeria Gaetano Genovesi. La pizza è semplicemente divina. Io ho mangiato la Carmela (pomodorino datterino, bufala, parmigiano, cornicione ripieno di ricotta, olio extravergine di oliva e basilico).
Per un pranzo light (o uno spuntino più sostanzioso) vi consiglio lo street food napoletano DOC: il cuoppo misto fritto! Armatevi di pazienza, perché ovunque, soprattutto nel weekend, troverete fila, ma ne vale davvero la pena! Io mi sono lasciata tentare dal profumo di frittura di Passione di Sofì, in via Toledo, ma soprattutto dal pittoresco lancio di sale grosso addosso ai clienti in attesa come buon augurio! L’attesa è stata premiata da un cuoppo di verdure pastellate e pesce fritto davvero gustosi e leggeri, che ho mangiato passeggiando per strada.
Per un aperitivo in un locale storico della città siamo andate al Gran Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento, proprio all’inizio di via Chiaia. Da 150 anni luogo di ritrovo di intellettuali del calibro di Wilde, Croce, Russo, Serao… il Gambrinus sfoggia un’eleganza liberty che mantiene viva la sua fama di salotto letterario.
Preparatevi a una città che vi conquisterà totalmente, travolgendovi con un turbine di odori, sapori, tradizione e cultura.