Arrivo a Palermo, partenza da Catania e, nel mezzo, 7 giorni on the road fra Trapani e Agrigento per fare le presentazioni con la Sicilia. Lei è italiana, lui angolano, da quando si sono sposati hanno visto più Angola che Italia anche se vivono a Bergamo da più di un lustro. Lei voleva una soluzione basic e puntare tutto sugli spostamenti; avrebbe considerato anche il giro completo dell’isola in una settimana se qualcuno avesse avuto la faccia tosta di proporglielo. Lui voleva gustarsi un hotel con piscina e riposare, poi ha deciso che non voleva occuparsi della questione e ha lasciato a lei l’onere delle scelte.
A fine maggio la temperatura è estiva, quasi sempre sopra i 25 ℃, ma il meteo è variabile e non salva da qualche nuvola né dalla pioggia. Così niente tuffo mediterraneo, soprattutto quando il termometro che è ogni piede umano trasmette un leggero brivido lungo la schiena. Ma questo non significa che ci si possa dimenticare un cappello o men che meno una crema solare, anzi i nostri eroi inserirebbero l’ombrellino all’orientale tra i consigli di viaggio.
Hanno accantonato musei e chiese a favore dell’andare. Palermo e Trapani ovviamente più trafficate, per il resto nessuno li ha disturbati lungo la strada; i turisti, pochi, in maggioranza stranieri e non di primo pelo, pare avessero aspirazioni opposte alle loro (dentro a ogni chiesa e a ogni museo). Hanno bandito qualunque accenno di autostrada dal loro tracciato e il limite di 60 km/h è parso loro un po’ un pesce d’aprile, viste le corsie ampie e nessuno a occuparle. A conti fatti l’hanno preso come un consiglio per la velocità di crociera, per godersi il paesaggio e apprezzarne i cambiamenti: se il Nord-Ovest ha fatto a pugni con l’immaginario della Sicilia costruito a forza di puntate di Montalbano, dopo Agrigento si aspettavano che il commissario spuntasse da ogni collina secca e gialla.
Affascinati da Marsala con il suo mix di ville e giardini, bisserebbero la visita (con degustazione!) alle Cantine Florio. A Sciacca è stato il villaggio dei marinai a cullarli per qualche ora e a insinuare in loro il dubbio che il mare sia lì perché ci si faccia un tuffo, ma nulla di fatto. Saltare la Valle dei templi di Agrigento dicono sia l’eresia del XXI secolo, soprattutto perché passeggiare come se ci si trovasse in un antico parco maestoso non toglie nulla al sito archeologico, quel che conta è essere pronti a raccogliere ogni raggio di sole della giornata perché di ombra… nemmeno la propria! Altrettanto imperdibili il castello di Erice, anche se la cittadina pare sia avvolta nella nebbia 360 giorni all’anno, e la torre di Ligny a Trapani: costruita su una lingua di terra che si protende verso il mare, ha una splendida terrazza visitabile, dall’alto della quale si intravedono le isole Egadi e ci si può sentire capitani di un veliero che attraversa il vasto mare.
I nostri eroi in Sicilia vorrebbero tornare per curiosare nuovi luoghi e rivederne alcuni. Lui, in particolare, dopo aver assaggiato tutti i gelati al pistacchio sul tragitto, crede sia il caso di completare la verifica di qualità intorno all’isola. Devono inoltre colmare la lacuna che è rimasta riguardo i siciliani: hanno capito che alla guida seguono la regola “fai quel che vuoi perché i segnali sono decorativi”, ma gli spostamenti frequenti non hanno consentito di approfondire la conoscenza. Quindi: alla prossima!