Ci sono voluti 23 anni prima che Angela potesse sbarcare in Kenya per la prima volta. Quando era bambina, l’Africa attirava la sua attenzione da atlanti e mappamondi e lei si chiedeva come fosse, ma la strada per arrivarci è stata lunga. Con suo marito Giorgio ha viaggiato molto, soprattutto prima di diventare mamma: due viaggi all’anno, se riuscivano, passando per il Messico, le Maldive, la Thailandia. Poi, finalmente, nel 2006, i testimoni di nozze regalano alla coppia una vacanza in Kenya e, quando Angela poggia i piedi nell’aeroporto di Mombasa, si commuove.
A volte ritornano
“La prima vacanza è stata una settimana in all inclusive”, racconta. “Io partirei anche all’avventura, ma Giorgio cerca il relax completo e la comodità, perché il viaggio per lui è sinonimo di vacanza. Io comunque ho fatto subito amicizia con un ragazzino quattordicenne sulla spiaggia e da lì, ho conosciuto il fratellino e la mamma. Lui si chiama Michael e ci ha aiutati a conoscere il mondo che stava al di fuori del nostro villaggio turistico.”
Al viaggio del 2006 ne sono seguiti altri, gli ultimi nel 2014 e nel 2016. La logica sempre la medesima per accontentare le necessità di tutti: una struttura turistica di qualità, ma essenziale (per intenderci una camera con un armadio e un letto con l’immancabile zanzariera) a Watamu e qualche escursione, principalmente a scopo fotografico. Eppure la conoscenza del Kenya è cresciuta grazie ai rapporti con la famiglia di Michael, che si è allargata dal primo incontro: qualche mese dopo la nascita della figlia di Angela, è nata la sorellina di Michael (che hanno chiamato Angela) e poi c’è Mamma Giraffa, una donna somala, con la figlia ventenne (che porta lo stesso nome della figlia di Angela).
Kenya, destinazione per tutti
In Kenya Angela è felice: ne ricorda il rosso della terra, il sorriso sincero delle persone e i profumi. La sua commozione è palpabile, anche se la sua voce è filtrata dal telefono. Scherza sul fatto che sua figlia le dice che laggiù capita di sentire “certe puzze”, mentre per lei quello è l’odore dell’Africa.
Se le chiedi se si sia mai sentita poco al sicuro, ti dice che forse è poco obiettiva, ma in effetti consiglierebbe la destinazione a chiunque. Ha sempre percepito Malindi e Watamu come luoghi tranquilli, anche durante le lunghe passeggiate con la figlia, che l’hanno portata a una dozzina di chilometri dal villaggio. Non si pronuncia su Mombasa, però, perché ha sempre preferito vivere la vita locale. Anche il volo aereo le è stato più che sopportabile, persino nella soluzione con scalo quando viaggiava con la figlia ancora piccola.
Un altro mondo
Nessuna visione miope della realtà, comunque. Angela è ben consapevole della differenza tra le sue possibilità e quelle delle persone che ha incontrato. A Watamu bastava sporgersi dal terrazzo per vedere la differenza tra la struttura turistica e il villaggio in cui si svolge la vita locale: per quanto essenziali possano essere, le comodità sono evidenti e vistose. Ci tiene a fare quel poco che può per dare una mano, per questo durante l’ultimo viaggio ha tenuto leggero il suo bagaglio e ha imbarcato due valigie ricolme di vestiti che ha donato all’orfanotrofio locale.
Anche se con qualche difficoltà, i due mondi comunicano tra loro ricorrendo a un misto di inglese, italiano e anche un po’ di swahili. Nell’ultimo viaggio Giorgio ha insegnato a Michael a preparare il caffè all’italiana, così può proporlo al suo chioschetto in riva al mare. Angela, nell’attesa di un ritorno in Kenya, si tiene in contatto video direttamente dalla giungla di animali di ebano che si è ricreata in Italia. “Mettere carbone”, gli suggerisce Michael che la osserva cucinare del pesce alla griglia, e lei segue il consiglio, mentre ripensa ai pasti che hanno assaporato insieme in Africa.
[Fotografie di Angela Argenti]