San Francisco è una calamita irresistibile, una città-sirena da ammirare, capire, ascoltare e gustare. Ha fatto tendenza per mezzo secolo e continua a farlo: capitale della tolleranza, all’avanguardia nel campo delle nuove tecnologie, ricca di slanci artistici, innovativa soprattutto nel design e nella musica. Ha la capacità di attirare il visitatore con un ventaglio di cibi, vini, aromi che si dispiegano e spesso si incrociano in una Disneyland culinaria eclettica e stuzzicante come poche al mondo.
Colori sfarzosi e migliaia di panorami a sorpresa seducono gli occhi. Strade che salgono e scendono a picco, creando vertigini da montagne russe (come la celebre Lombard Street) e irrigidiscono i muscoli di chi vi si avventuri a piedi. Su e giù, su e giù, mentre la distesa dell’oceano appare e scompare con effetti illusionistici. Senza contare i contrasti di scala: affusolate torri in vetrocemento al Financial District; piccole botteghe e arabeschi a Chinatown; la maestosa struttura della City Hall, il municipio in stile Beaux Arts; casette vittoriane in legno di fine Ottocento, uscite in gran parte indenni dal tremendo terremoto del 18 aprile 1906.
Dal beat al bit
Colpita nuovamente da un devastante terremoto nel 1989, San Francisco è tornata a risplendere. La città che lanciò il mito dell’on the road oggi è in prima fila nella rivoluzione tecnologica e digitale. Dal beat al bit, insomma. Vale la pena di ricordare che San Francisco è stata la patria del free speech e degli hippy, i movimenti utopici che hanno cambiato gli anni ‘60 in tutto il mondo. È stata la prima a concedere una specie di asilo politico ai gay. Suo anche il primato, in America, del primo sindaco donna, Dianne Feinstein, rimasta in carica dal 1978 al 1988.
Nessun altro luogo d’America può vantare il bagaglio storico, artistico, culturale di questa specie di Parigi del West. Come scrisse il narratore americano William Saroyan: “San Francisco è arte, soprattutto arte letteraria. Ogni incrocio è un racconto, ogni collina un romanzo, ogni casa una poesia, ogni abitante è immortale nel cuore”. Sarà per queste suggestioni che San Francisco piace tanto alle nuove generazioni, a chi ci abita o ci vorrebbe abitare e a chi ci passa da turista.
A proposito di cinema
Già, ma che cosa c’è di interessante da vedere a San Francisco? Il primo suggerimento è di evitare, se possibile, il Fisherman’s Wharf, caotico e turistico porto di San Francisco. L’unico motivo valido per recarvisi è quello di imbarcarsi sul traghetto diretto al leggendario isolotto di Alcatraz, il penitenziario di massima sicurezza chiuso nel 1963, da cui è riuscito a scappare solo Clint Eastwood in Fuga da Alcatraz. Era un posto in cui i detenuti venivano accolti da queste amichevoli parole: “Se disubbidisci alle regole della società, ti mandano in prigione, se disubbidisci alle regole della prigione, ti mandano ad Alcatraz”.
E sempre a proposito di cinema, non sarà famosa come la panchina di Forrest Gump a Savannah, ma la casa vittoriana di Pacific Heights, set del film Mrs Doubtfire, i suoi pellegrini li ha avuti. Proprio il protagonista di questa pellicola, il camaleontico Robin Williams, è nato a San Francisco. E ci ha vissuto, senza cedere ai richiami di Los Angeles, sino alla sua prematura scomparsa: “È fantastico vivere lontani da Hollywood, dove ogni cinque minuti pensi alla carriera”, diceva Williams; “Qui almeno devi pensare ad altro, come scegliere i mattoni giusti per il forno, e fare il padre”.
I Big Five di San Francisco
Si può stilare una classifica dei cinque posti più filmati di San Francisco, che è tutta un immenso set all’aria aperta: il Palace of Fine Arts, dove c’è l’Exploratorium (museo di science, tecnologia e arti); i caratteristici tram, chiamati cablecar; il portale e le viuzze di Chinatown; il Golden Gate e il suo fantastico parco; il War Memorial Complex composta dai due edifici dell’Opera House e del Veterans Building. La loro fama non cenna a diminuire. Un esempio su tutti il Golden Gate che, inaugurato nel 1937, è ancora oggi il simbolo della città.