Quella che segue è la seconda parte della trascrizione degli appunti di viaggio vergati da una giovane avventuriera che ha soggiornato alle isole San Blas. Se vuoi conoscere la storia dell’inizio, clicca QUI.
Giorno 3 – La tempesta tropicale e i Guna Yala
Questa notte è stata infernale. Lampi e tuoni hanno accompagnato quelle che avrebbero dovuto essere le mie ore di sonno. Non ho mai avuto paura dei temporali, ma non li avevo mai sperimentati su un’isola deserta: il rumore sordo dei tuoni, il vento che attraversa le canne di bambù che sono le pareti della mia capanna. È tutta un’altra storia.
A un certo punto, visto che ero sveglia e la pioggia aveva smesso di picchiare sul tetto, ho deciso di uscire e vedere che cosa stesse accadendo. Il buio era completo, eccetto uno spiraglio di luce che proveniva dalla luna piena nascosta dalle nuvole; il rumore del mare sembrava una cantilena. All’improvviso una scarica di fulmini ha colpito la superficie nera del mare: flash improvvisi rompevano il cielo. Ho amato quel momento, almeno fino a quando i fulmini non sono stati accompagnati da tuoni tanto forti da far tremare il suolo e da spezzarmi il fiato. Allora sono rientrata di corsa nella mia piccola abitazione, ma mi sono sentita davvero in balia della Natura.
La mattinata è passata pulendo la spiaggia da tutto ciò che la tempesta tropicale e il mare avevano portato a riva, mentre nel primo pomeriggio siamo partiti per un’escursione.
La prima tappa è stata in un’altra isola semideserta, abitata da un solo nativo, in pratica 200 mq circondati da una barriera corallina incredibile. La seconda tappa è stata una piscina naturale nel mezzo dell’oceano, acqua chiarissima circondata da mare blu intenso, nella quale è possibile ammirare stelle marine di ogni dimensione. Infine, abbiamo visitato il grande villaggio della popolazione Kuna Yala o, come preferiscono farsi chiamare loro, Guna Yala (la lettera K nel loro alfabeto non esiste).
Sebbene i Guna vivano da almeno due secoli nella parte orientale di Panamá, le loro origini sono ancora incerte. Solo i nostri accompagnatori parlano spagnolo, il resto della popolazione parla solo la lingua Guna. Popolo molto riversato, vive in comunità e occupa solo un quarto delle isole dell’arcipelago.
Le donne Guna si riconosco immediatamente, dato che continuano a vestirsi come le proprie antenate. Molte si dipingono una linea nera dalla fronte alla punta del naso e portano un orecchino d’oro in una narice. Al posto delle gonne indossano pannelli di tessuto colorato e camicette con maniche a tre quarti coperte da molas dai colori brillanti (le molas sono quadrati in stoffa di tanti colori, che vengono sovrapposti per comporre figure di tartarughe di mare, uccelli, paesaggi…). Sulle gambe e sulle braccia avvolgono lunghi fili di perline che formano colorati disegni geometrici, dalle caviglie alle ginocchia e dal polso al gomito.
Questa popolazione è gentile e rispettosa, i Guna ti guardano ma non si lasciano né guardare né fotografare (con poche eccezioni). Vivono in case e palafitte di canna di bambù, non hanno auto e vivono esclusivamente dei prodotti della pesca. L’interno delle loro abitazioni è composto da un letto, una specie di cucina con piccoli utensili basilari e un’amaca. I più “fortunati” hanno anche la tv. Il bagno è per lo più comune, solo le abitazioni più moderne hanno un piccolo bagno privato. Il villaggio comprende la scuola per i bambini e un campo da basket.
Giorno 4 – Il relitto
Oggi abbiamo deciso di spostarci su un’altra isola a circa 30 minuti di barca. In apparenza uguale a Big Orange, è invece caratterizzata da un bellissimo relitto a poca distanza da riva, circondato da una folta barriera corallina. La mia giornata è trascorsa in mare, facendo snorkeling e cercando di esplorare ogni centimetro del relitto.
Domattina torneremo a Panama City per proseguire il nostro tour verso Bocas del Toro. Sono orgogliosa di aver fatto questa esperienza che mi ha messo un po’ alla prova, specialmente durante i temporali notturni. Ma non sono triste, perché il mio viaggio prosegue verso un altro luogo e sono pronta per la prossima avventura.